I Maestri di Carte a Marsiglia
Nel quattordicesimo secolo a Marsiglia presso, l’Abbazia di San Vittore, era proibito ai monaci dedicarsi al gioco di carte all’interno della cinta, a causa dell’entusiasmo frenetico dei monaci stessi e dei nobili per il gioco di carte. Anche nel 1337, viene menzionato il divieto negli statuti dell’Abbazia di San Vittore di giocare alla "paginae" (in latino: pergamena, pagina, carta). Questo termine potrebbe riferirsi al gioco di carte, poiché nel 1408 i termini "carta per giocare" e "carta" vengono usati nella stessa frase per definire lo stesso gioco. Ciò spiegherebbe il fatto che la parola naip, che in spagnolo era usata per designare le carte, potrebbe provenire dal fiammingo "knaep", che significa carta. Infatti gli Spagnoli ed i Fiamminghi avevano rapporti commerciali. La parola primitiva per carta da gioco avrebbe dunque potuto essere "carta per giocare" abbreviato talvolta con "carta". È l’ipotesi del celeberrimo specialista di carte da gioco Henri-René D’Allemagne che sottoscrivo anch’io.
Anche i Mastri di Carte marsigliesi esistevano sicuramente all’epoca, sebbene furono ufficialmente autorizzati dal re soltanto nel 1638. Vengono infatti menzionati in occasione di una petizione dei mastri cartai di Lione. Questi ultimi rimproverano infatti ai mastri cartai marsigliesi di contraffare i mazzi di carte usando i loro nomi e le loro insegne.
Nel 1369, un’ordinanza reale proibisce il gioco di carte in tutta la Francia. I risultati furono diametralmente opposti.
"All’inizio del V secolo arriva a Marsilgia un monaco originario dell’attuale Romania, Giovanni Cassiano. Aveva soggiornato a Betlemme, Costantinopoli ed in Egitto. Forse lo portò con sé, tornando dal Concilio di Diospolis, Lazzaro, Vescovo di Aix. Giovanni Cassiano fu molto probabilmente il fondatore del monastero di San Vittore e sicuramente l’autore del regolamento di questa istituzione, le "Istruzioni cenobitiche" (fra 419 e 425). Questa regola ne fa il legislatore del monachesimo occidentale. Tanto la venuta e l’opera di Giovanni Cassiano trovano riscontro nella certezza storica, quanto la personalità di Vittorio, funzionario cristiano giustiziato a Marsiglia nel 290, comporta una parte maggiore di evanescenza o di leggenda. La cripta dell’abbazia conserva tuttavia vestigia archeologiche che testimoniano la presenza di una cava dell’eopca greca. In seguito a periodi difficili, come le invasioni barbariche e saracene, si perde ogni traccia tra il VII e il X secolo. Nel 1020 un monaco catalano, Isarno, intraprende grandi lavori, e verso la fine del secolo XI l’abbazia viene totalmente ricostruita secondo i criteri romanici. La fortificazione destinata ad inglobare l’abbazia nella difesa delle coste, è attribuita a Guglielmo di Grimoard che diventa Papa ad Avignone col nome di Urbano V. Verrà completamente restaurata dopo essere passata per svariate tappe, quali deposito foraggi, prigione o caserma."
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